
Brescia, tra polveri sottili e falde contaminate
BRESCIA – Cementifici, emissioni, polveri sottili e falde compromesse. Il cuore produttivo della Lombardia si trova ad affrontare un’altra emergenza, stavolta più silenziosa ma non meno pericolosa: quella legata alla qualità dell’aria e dell’acqua. Un dossier complesso, che coinvolge salute pubblica, responsabilità ambientale e fiducia dei cittadini.
Pm10 particolato da record nell’hinterland Bresciano
Le analisi condotte negli ultimi anni mostrano un tasso anomalo di polveri nelle zone limitrofe agli impianti industriali, con una qualità dell’aria spesso al di sotto degli standard europei (giornaledibrescia.it).
II cementifici attivi nella zona, pur essendo fondamentali per il comparto edilizio, sono tra i principali responsabili dell’emissione di polveri sottili, in particolare PM10 e PM2.5. (legambientelombardia.it).
Queste polveri, che derivano anche dalla combustione di materiali ad alto impatto ambientale si disperdono nell’atmosfera per poi depositarsi sul terreno, da cui penetrano nelle falde.
Sebbene i cementifici contribuiscano significativamente alle emissioni (48,7% delle 51 tonnellate di PM10 emesse localmente), le polveri più fini provengono principalmente dalla movimentazione, frantumazione e trasporto del carbonato di calcio, non solo dalle emissioni dei camini.
Ad esempio a Rezzato, un comune dell’hinterland bresciano, i livelli di PM10 sono elevati oltre i limiti di legge per gran parte dell’anno. Uno studio di Arpa Lombardia evidenzia che il 23% delle polveri sottili (PM10) è attribuibile al carbonato di calcio, derivante dalle lavorazioni nelle cave locali e dall’industria del cemento. (brescia.corriere.it)
Nonostante i miglioramenti tecnologici imposti dagli obblighi di legge che hanno portato ad una riduzione delle emissioni del 70%, l’impatto delle attività di cava rimane rilevante, con concentrazioni di carbonato di calcio più alte rispetto che a Milano e una diminuzione delle polveri nei weekend, quando le attività si riducono.
Ed è proprio l’acqua potabile il secondo fronte critico.
Crescono i timori per l’acqua del rubinetto.
La storica fonte protetta di Mompiano, che un tempo copriva la metà del fabbisogno idrico cittadino, oggi fornisce solo il 14% dell’acqua. Le fonti montane sicure esistono, ma non bastano, così la preoccupazione cresce. In provincia di Brescia, oltre l’85% dell’acqua potabile proviene da 47 pozzi sotterranei di falda (gruppo2a.it), molti dei quali attraversano terreni agricoli e industriali (che possono essere esposti a contaminazioni).
Le analisi hanno rilevato contaminazioni da nitrati, metalli pesanti, solventi e PFAS (greenpace.org) . Un problema strutturale, aggravato da tubazioni vecchie e lunghe tratte di distribuzione, che aumentano il rischio di infiltrazioni dopo i controlli all’origine.
“Sono sempre di più le famiglie che ci chiamano dopo aver fatto analisi private dell’acqua di casa. Spesso scoprono sostanze che non si aspettavano”, racconta Cristina, responsabile clienti di Purhy, azienda con sede a Verona specializzata nella depurazione domestica. “I cittadini vogliono risposte immediate, ed è comprensibile. Per questo proponiamo soluzioni semplici ma efficaci, pensate proprio per chi vive in contesti come Brescia”.
Le soluzioni concrete arrivano dal territorio
In questo clima di incertezza, cresce la fiducia verso strumenti di protezione individuale: analisi fai-da-te, filtri domestici, depuratori a osmosi inversa. Una sorta di “auto-difesa ambientale”, che oggi si affianca – e in parte sopperisce – alle lentezze degli interventi pubblici.
Purhy, ha sviluppato impianti domestici con filtri a separazione molecolare, capaci di rimuovere fino al 99% di contaminanti come PFAS, arsenico, piombo e cloro. I purificatori sono completamente made in italy e si stanno diffondendo rapidamente anche nel bresciano, dove la domanda è in aumento.
“Non è una questione commerciale, ma di fiducia e di necessità – aggiunge Andrea, tecnico per la zona Lombardia –. Noi non entriamo in casa per vendere un accessorio: portiamo una soluzione concreta a una preoccupazione reale. Ogni depuratore che installiamo è una barriera in più contro quello che, purtroppo, oggi non possiamo più controllare”.
Bonifiche lente, risposte parziali per la qualità dell’acqua.
Le istituzioni, intanto, procedono tra annunci e ostacoli. Le bonifiche delle falde inquinate sono complesse, lunghe e costose. I controlli sulle emissioni industriali sono in corso, ma le polveri sottili restano sopra i limiti in numerosi quartieri. E intanto, crescono i casi di patologie sospette: allergie infantili, disturbi endocrini, malattie respiratorie.
Studi epidemiologici stanno cercando di quantificare l’impatto dell’inquinamento atmosferico e idrico sulla salute dei bresciani. Ma la sensazione, per molte famiglie è di essere lasciate sole.
“Ogni giorno parliamo con genitori che non vogliono più dare ai figli l’acqua del rubinetto – racconta ancora Cristina. Non perché non si fidino delle istituzioni, ma perché vogliono avere una certezza in più”.
La strada della consapevolezza non solo a Brescia.
Il caso Brescia non è isolato, ma emblematico, racconta una realtà in cui sviluppo industriale e tutela ambientale si scontrano ogni giorno e in cui i cittadini si trovano spesso a dover colmare da soli le lacune di un sistema sotto pressione. Tra pozzi contaminati, aria satura di polveri e reti idriche datate, il bisogno di soluzioni concrete è diventato quotidiano.
In attesa di risposte strutturali da parte delle istituzioni, la risposta più immediata sembra venire dalle case stesse, dove sempre più famiglie cercano strumenti per proteggersi. Ed è proprio in questi spazi, lontani dai riflettori, che si sta delineando una nuova forma di consapevolezza ambientale: silenziosa, diffusa, determinata.
Se esiste un problema nelle falde acquifere, o una volta che l’acqua percorre la rete idrica, potrebbe essere necessario aumentare la sicurezza della potabilità, installando un depuratore a separazione molecolare, che darà la garanzia di rimuovere tutte le sostanze inquinanti come quelle rilasciate dai cementifici, dalle fabbriche e dall’agricolutura intensiva.

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Fonti:
https://www.gruppoa2a.it/it/chi-siamo/nostri-impianti/idrico/fonte-mompiano
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